Non ho ancora visto il film (diretto da Giacomo Campiotti, uscito nelle sale dal 4 aprile 2013) ma spero che la
pellicola mi consenta di provare quelle emozioni in più che il libro
non è riuscito a darmi. Romanzo d'esordio di Alessandro D'Avenia, il
libro mi ha riportato un po' indietro nel tempo, agli incerti sapori
"alla Moccia" ma, fortunatamente, con una scrittura meno infantile. Per
leggerlo quest'estate sotto l'ombrellone va bene. Ma niente di più. Lo
trovate ovviamente in ebook e cartaceo.
La trama.
Leo è un sedicenne come tanti: ama le
chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e
vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono
uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua
definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e
filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate
di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla
negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere
intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un
leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è
l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la
perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della
passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché
un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo
sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze
vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e
serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che
fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo
dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono
morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
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